Mostra fotografica 50° anni costruzione nuova chiesa

Pubblicato giorno 4 giugno 2023 - Senza categoria

 

Nell’occasione della mostra fotografica per i 50 anni dall’inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale, la Sig.ra Patrizia Mencareli ha trascritto due interventi di

don Giuseppe Carloni tratti dal numero unico 1971, pubblicato in
occasione della posa della prima pietra.

 

Bellocchi ’71                                                                                                                                     Numero unico in occasione della benedizione e posa della pietra fondamentale del nuovo complesso parrocchiale

 

La parola di don Giuseppe   

…la nuova Chiesa sta dunque sorgendo. Sarebbe però poco bello che sorgesse nel silenzio e nell’indifferenza dei più…  Chi ha fede sa che una nuova Chiesa è una cosa importante, per i singoli e per la comunità.  Essa significa il bambino rigenerato alla grazia e alla famiglia di Dio; l’adolescente confermato nella fede; il caduto risollevato; il matrimonio benedetto; il malato assistito; il defunto onorato.   Vuol dire la casa di Dio tra gli uomini. Luogo di riunione della stessa famiglia, ove si siede alla stessa mensa, si ascolta l’unica Parola e ci si trova fratelli. Chi non ha il dono della fede apprezzerà ed amerà la nostra Chiesa perché sa che uniti ad essa sorgeranno ambienti per le opere che ci auguriamo possano diventare utilissime per la formazione e la crescita morale e culturale dei nostri ragazzi.  Così compresa non ci sarà difficile amare questa opera e fare anche qualche sacrificio di ciò che è nostro per meritarla, sulla scia di coloro che hanno legato il loro nome alla nuova Chiesa…

Proiettati nel domani

La Chiesa che sta sorgendo è proiettata nel domani; la Chiesa spirituale è protesa al futuro.                                                                                                                                                           Il lavoro umano, le preoccupazioni del parroco, l’interessamento fattivo di tanti offrirà una Casa decorosa e funzionale dove la famiglia di Dio, e nostra, potrà raccogliersi per pregare, per ascoltare, per stare insieme davanti allo stesso Padre; la Chiesa viva di oggi è chiamata ad interrogarsi, a prendere coscienza di se stessa, a orientarsi verso un futuro nel quale possano inserirsi per operare pienamente e validamente i cristiani di domani.  La Chiesa materiale sarà bella, interessante nella sua mole e nelle sue linee, apparterrà allo sviluppo urbanistico delle case degli uomini, ma la Comunità ecclesiale di Bellocchi che volto avrà?                                                                                                   Dice il Concilio Vaticano II:” La Chiesa si sente realmente ed intimamente solidale con il genere umano e con la storia”, e allora la Chiesa locale risentirà del tipo di società del domani e dovrà, nello stesso tempo, animare dal di dentro il modo in cui vivrà ed opererà.                                                                                                                             L’interesse e la tecnica porteranno ad un progressivo allontanamento da ciò che è sacro e, inevitabilmente, a ridurre l’uomo schiavo dei congegni che egli stesso ha contribuito a creare. E la Chiesa? Quale posto, quale missione avrà?  Noi che costituiamo la comunità di oggi e siamo l’inizio di quella di domani, abbiamo la coscienza di essere la realtà-Chiesa e l’anello di unione fra gli aspetti positivi del passato e le speranze di sviluppo dell’avvenire?  Alla Chiesa si appartiene per fede. Oggi la fede la si accetta solitamente ancora per semplice eredità; domani si porrà soprattutto come scelta.  Scelta dei genitori che vogliono il Battesimo non come rito di prestigio sociale, ma come impegno di educazione cristiana.                                                                                               Scelta rinnovata dal singolo battezzato ad ogni passaggio importante della vita: la Cresima, sacramento, segno di maturità; il Matrimonio, testimonianza di un amore consacrato, unico, indissolubile come è il vincolo fra Cristo e la sua Chiesa.  Da questo deriva la validità del primato dell’evangelizzazione e dell’educazione, compito, questo, della Comunità, dei singoli, dei gruppi. Sarà indispensabile che la Comunità sia il segno ed il richiamo di quello che professa. L’insegnamento e la catechesi non dovranno procedere soltanto dal sacerdote, ma da tutta la famiglia parrocchiale, che dovrà partecipare più attivamente all’impegno di approfondimento della fede, per poi riversarlo e diffonderlo con la voce della parola e con la concretezza delle opere, nell’ambiente in cui vive. Così ciascuno di noi, la nostra Chiesa, non si chiuderà in se stessa. Come la nuova costruzione sarà più ampia, più accogliente, più funzionale, così la fede e l’amore della nuova Comunità avranno orizzonti più vasti.

 don Giuseppe Carloni