La storia
Le fonti « storiche» su San Sebastiano sono due. Un cronista del 354, in uno scritto intitolato «Deposizione dei martiri», ci dà il nome, il luogo della tomba e del culto (Catacombe di San Sebastiano), nonché la data di cui si faceva memoria del Martire (20 gennaio).
Sant’Ambrogio ne parla in uno scritto, e dice che era milanese di origine e che fu martirizzato a Roma.
Il culto si San Sebastiano fu molto diffuso nell’antichità fino al XV I secolo. Ciò fu forse dovuto ad un fatto: il sepolcro era sulla Via Appia, la più grande via di comunicazione dell’antichità romana, ed era vicino alla «memoria degli Apostoli», nelle Catacombe oggi dette di San Sebastiano, meta di continui pellegrinaggi in tutto il Medioevo.
Nel secolo VII, poi, furono attribuiti alla intercessione di San Sebastiano molti miracoli e prodigi. Il popolo non si accontenta più di scarse notizie storiche, sicché sopra il fatto storico della sua esistenza furono «ricostruiti» la vita e il martirio in uno scritto del V secolo: «La passione di San Sebastiano». A questo libro è ispirato il testo che segue.
E’ necessario mettere in luce il nucleo storico del racconto ed insieme la costruzione letteraria. È importante non far passare per storico quello che storico non è. Ma insieme è utile rilevare il significato, lo scopo, il valore ed i limiti della «ricostruzione fantastica ».
La passio non è altro che un romanzo storico ricco di particolari prodigiosi, di moltissime conversioni, di lunghi discorsi in difesa della fede cristiana e di descrizioni di supplizi.
Sebastiano, nato a Milano (o a Narbona), entrò nelle guardie pretoriane raggiungendo ben presto alte cariche. Per la sua fedeltà e lealtà divenne gradito agli imperatori Diocleziano e Massimiano che lo chiamarono a far parte delle guardie personali. Proprio per questa fiducia imperiale poté svolgere per molto tempo un’azione efficace in sostegno dei cristiani in carcere, come di propaganda in mezzo alle famiglie nobili ed ai magistrati. Sostenne e confortò i fratelli cristiani Marco e Marcellino, in custodia vigilata presso i coniugi Nicostrato e Zoe. Oltre a quest’ultimi due, Sebastiano convertì anche i genitori dei due fratelli, Tranquillino e Marcia, che furono battezzati assieme a Claudio, prefetto di Roma, alla moglie Sinforosa, ai loro figli Felicissimo e Felice ed a molte altre persone della nobiltà. La sua attività prodigiosa, sempre secondo la passio, ebbe altri notevoli successi, confortati da avvenimenti miracolosi: il nuovo prefetto della città Cromazio col figlio Tiburzio ed altri familiari si convertirono al cristianesimo, catechizzati dal prete Policarpo e battezzati da papa Caio.
Tutti questi convertiti subirono in maniere differenti il martirio durante la prefettura di Aquilino. Una così intensa propaganda cristiana da parte di Sebastiano, unita ad uno zelo per l’assistenza ai carcerati e alla cura per la sepoltura dei martiri, non passarono inosservati. Infatti dopo aver dato sepoltura assieme a Melchiade, ai Santi Quattro Coronati, fu chiamato e sottoposto a giudizio dagli imperatori, che, vista la costanza nella professione cristiana, ordinarono la condanna a morte del giovane militare mediante il supplizio delle frecce. Trasferito dai suoi commilitoni in un « campo », fu legato ignudo ad un palo e colpito da tante frecce da sembrare «quasi ericius (= un riccio) ita esset irsutus ictibus sagittarum», come si esprime la passio.
I carnefici credendolo morto lo abbandonarono sul posto, ma di notte i cristiani, fra cui Irene, vedova del martire Castulo, recatisi sul luogo del martirio per recuperare la salma di Sebastiano. e darle degna sepoltura, si accorsero che era ancora vivo. Fu curato dalla nobile donna nel suo palazzo del Palatino ove miracolosamente riacquistò la salute. l cristiani allora lo pregarono di abbandonare Roma onde aver salva la vita, egli invece, mentre i due imperatori si recarono a compiere un rito al tempio di Ercole, volle affrontarli pubblicamente per proclamare solennemente la fede in Cristo. Dopo la prima sorpresa Diocleziano fece catturare Sebastiano che fu finito con la flagellazione nell’ippodromo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettato in una cloaca perché i cristiani non lo recuperassero e lo venerassero. Però lo stesso santo apparve in visione alla matrona Lucina indicandole il luogo ove giaceva il suo corpo ed ordinandole di seppellirlo presso la tomba dei Santi Pietro e Paolo sulla via Appia, Lucina eseguì quanto comandato e diede onorata sepoltura al martire nel cimitero in catacumbas.
La passio presenta il giovane militare Sebastiano come coraggioso nella professione cristiana, astuto e deciso nella diffusione della fede, leale e fedele nell’esecuzione dei comandi, caritatevole nell’assistenza ai prigionieri e nella pia opera di sepoltura dei martiri. Questa figura idealizzata è divenuta comune nella venerazione del popolo cristiano (la Gioventù di Azione Cattolica italiana lo presentò come modello e protettore dei giovani). Non tutto deve essere escluso in questa passio: e evidentemente alcuni dati combaciano con le fonti storiche, come il martirio romano, la sepoltura in catacumbas e il martirio sotto Diocleziano. Molti altri particolari sono invece da relegarsi fra le invenzioni della fantasia del compilatore. Tuttavia un particolare va sottolineato: la professione militare di Sebastiano. Le fonti storiche, come si è visto, nulla dicono in proposito,. ma relegare questo particolare ad una pura e semplice invenzione del redattore della passio non ci sembra possibile. Almeno nel V secolo, quando compose il testo, doveva essere vivo il ricordo di Sebastiano soldato. Il culto infatti in quell’epoca era già molto vivo.
(Da Bibliotheca Sanctorum, Roma, Città Nuova Editrice 1968).
Hans Terbruggen: San Sebastiano curato da Irene e dalla sua serva
Il culto del Santo è molto diffuso in Europa; è patrono di Pest in Ungheria. Per il supplizio delle frecce Sebastiano è patrono di arcieri, archibugieri, e di tutti coloro che hanno a che fare con attrezzi acuminati: sarti, tappezzieri ecc. Le ferite sul corpo sono assimilate ai segni della peste, e quindi il Santo è invocato, insieme con San Rocco, contro le malattie contagiose.
Ciò che contraddistingue il Santo, oltre alla palma dei martiri, è la freccia, che a volte tiene in mano, come unico e discreto emblema. Tuttavia la rappresentazione del corpo nudo legato ad una colonna è stata per secoli, soprattutto nel Rinascimento e nel Barocco, tema pittorico prediletto di moltissimi artisti.
Lorenzo Costa: San Sebastiano